Le «Armonie Visive» di Rita D’Ambra, jazz a colori

di Annalucia Scotto Di Clemente

«Le opere di Rita piacciono anche a chi non è appassionato di jazz». È stata questa la frase con cui Luigi Calise ha esordito quando ci siamo incontrati la prima volta. Posso confermarlo anche io. Le opere di Rita D’Ambra – artista poliedrica ischitana - piacciono proprio a tutti, anche a chi come me, non è appassionato di musica jazz.

Il jazz è una delle espressioni più importanti del XX secolo: ritmi, colori e linguaggi sonori – nati dal confronto tra diverse culture – hanno segnato ogni aspetto della scena artistica mondiale. I quadri a olio di Rita, dieci per l’esattezza, hanno caratterizzato l’atmosfera cordiale e colloquiale del Bar Monzù sul Piazzale Aragonese di Ischia Ponte, con una esposizione che si è protratta per tre settimane.

Varcato l'ingresso del “Caffè artistico”, sono stata immediatamente rapita dalla vivacità cromatica delle opere che adornavano le pareti bianche, quasi fossero finestre aperte su un mondo di armonie e dissonanze. Nonostante la mia propensione per altri generi musicali, ho scoperto che la maestria di Rita è in grado di superare ogni barriera.

Devo essere sincera, non conoscevo nessuno degli artisti raffigurati e, nonostante mi sia informata, non riuscirei a elencarli tutti. Ciò che posso dire è che l’espressività dei pezzi mi ha colpito profondamente. Osservare ciascun artista è stato come trovarmi al suo cospetto, con i nostri sguardi che si intrecciavano in un dialogo silenzioso. Mi sono sentita coinvolta in ciò che stavo contemplando, come se fossi parte integrante della scena. Anche in assenza di musica, era come se potessi percepire le note vibranti di Chet Baker o la voce profonda di Nina Simone, e mi è sembrato di danzare sulle melodie jazz: un’esperienza quasi trascendentale, dove il confine tra realtà e rappresentazione si è dissolto, trasportandomi nel cuore pulsante della musica che quei volti evocavano.

Ogni quadro di Rita è la raffigurazione di un momento intimo, un istante di profonda connessione tra l'artista e il proprio strumento. Il ritratto di Dizzy Gillespie, per esempio, con il suo volto malinconico e la tromba in mano, emanava una dolce tristezza che mi ha trasportato nelle notti fumose dei jazz club degli anni '50. Le tonalità di blu e grigio si sintonizzavano con il pathos delle sue melodie, facendomi sentire come se fossi una bambina seduta a terra, con le gambe incrociate, ad ammirare il continuo alternarsi delle sue dita sullo strumento.

Il dipinto di Michel Petrucciani era altrettanto affascinante. La sua figura, immersa in un caleidoscopio di colori vivaci, sembrava pulsare di energia vitale. Le pennellate dinamiche e i contrasti cromatici creavano un ritmo visivo che rispecchiava perfettamente il suo stile pianistico brillante e innovativo. Potevo quasi sentire le sue dita correre sui tasti del pianoforte, creando un'armonia perfetta tra espressività visiva e sonora.

Il ritratto di Gianfranco Continenza, un tributo sentito da parte di Rita D’Ambra, ha lasciato un'impronta forte, personalissima. Infatti, va ricordato che Rita ha seguito lezioni proprio con lui durante il lockdown: così il quadro si è arricchito di una profondità emotiva senza pari. La figura di Continenza, sguardo concentrato e chitarra tra le mani, trasmetteva una dedizione alla musica così intensa da sprigionare un palpabile senso di resilienza e passione.

Nina Simone, la sacerdotessa del soul, è stata rappresentata con colori audaci e contrasti netti, che rispecchiano la forza e la profondità della sua voce, nel contesto di una potenza quasi sacra, una rivelazione della sua anima indomita e della sua battaglia per i diritti civili.

Dopo aver visitato l'esposizione di Rita, ho una certezza: apprezzare l'arte significa riconoscerne il valore anche senza conoscere i dettagli tecnici. L'arte è per chi ha la capacità di guardare oltre la superficie e di trovare il proprio posto tra le linee e i colori, è per chi sa guardare oltre la copertina cercando il suo posto tra le righe. Così ho fatto anch'io. Da sinistra a destra, ho esaminato ogni tela alla ricerca di un legame personale. In alcune opere mi sono sentita viva, spensierata e felice, immaginandomi ballare sulla sabbia accanto a un fuoco, mentre una chitarra suonava sullo sfondo. In altre tele, invece, ho riscoperto quel senso di malinconia che ci rende umani.

La mostra, dunque, è stata una celebrazione del jazz non solo come genere musicale, ma come fenomeno culturale che ha permeato e influenzato la nostra società. Rita D’Ambra è riuscita a catturare l'essenza di questi giganti della musica, regalando agli spettatori un'esperienza estetica ed emotiva straordinaria. Per chi, come me, non è un cultore del jazz, la mostra è stata una sorta di epifania. Rita non solo omaggia la straordinarietà di questi musicisti, ma trasmette la loro anima, creando un legame profondo con ogni osservatore.

Non ero una conoscitrice del jazz, e forse non approfondirò mai lo studio di questo genere. Tuttavia, ho imparato che non è sempre necessario comprendere le teorie per apprezzare l'arte. A volte, è sufficiente lasciarsi trasportare dalle emozioni che essa suscita e permettersi di farsi guidare dal cuore.

Se vi trovate a Ischia Ponte, non perdete l'occasione di immergervi nelle varie esposizioni che il Bar Monzù ha in programma. Godetevi un buon caffè e lasciatevi trasportare dalla bellezza.